“La decisione di confermare la chiusura della nostra pagina Facebook mette ancora una volta in evidenza la necessità di costituire un chiaro quadro normativo per regolare i social network. Questi ultimi sono diventati, di fatto, mezzi di comunicazione di massa e l’eliminazione di account e pagine limita enormemente la possibilità di poter comunicare, tanto più se si tratta di messaggi politici e/o elettorali.
In passato in diverse occasioni Facebook ha censurato la pagina, nascondendola e limitandone la visualizzazione e diversi provvedimenti giudiziari hanno dato ragione ai ricorsi di CasaPound, imponendo a Meta di riattivare la pagina e di pagare una penale. Fino a prova contraria, CasaPound che ha compiuto proprio ieri 19 anni, è un movimento che agisce nel rispetto delle leggi dello Stato e non è certo un’azienda privata come Meta che può decidere se sia o meno “un’organizzazione pericolosa” né, tanto meno, limitarne arbitrariamente i mezzi di comunicazione. La decisione del tribunale è viziata da una errata interpretazione dei contenuti pubblicati sulla pagina stessa, che sono perfettamente legittimi, anche alla luce di alcune sentenze della Corte di cassazione. Forte di questo, Cpi appellerà e, nel mentre, continuerà a utilizzare tutti gli altri mezzi di comunicazione a sua disposizione e continuerà la sua battaglia contro chi si arroga il diritto di decidere chi può parlare e chi no.”

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